venerdì 16 maggio 2014

FAMIGLIA ROM OSPITE IN PARROCCHIA



L’altro giorno su facebook ho trovato l’immagine che vedete a lato. A chi la proponeva ho scritto che in genere, gli zingari preferiscono le roulotte piuttosto che le case. Dunque, io vedo razzismo più nello spirito di chi ha scritto quel messaggio su quella foto, mostrando pregiudizio rispetto agli zingari. È difficile relazionarsi con gli zingari? Bella scoperta! Stareste voi in campeggio tutto l’anno? Probabilmente no. Vivreste voi di espedienti? Preferite di no...


Anzi, ci sentiamo di poter dire che quello stile di vita non ci appartiene, ma per molti di noi non dovrebbero tenerlo nemmeno coloro ai quali è caro. Gli zingari, appunto. Gente che la storia ha già visto soccombere di fronte all’arroganza di altri. Ultima in ordine di tempo la Porrajmos (la loro shoah), con 500mila zingari finiti nelle camere a gas e nei campi di sterminio dei nazisti. Vorremmo che cambiassero modello di vita. Magari ci sfugge che tutti insieme alimentiamo modelli di vita nei quali alcuni vip sono autorizzati a far soldi a palate, siano un calciatore di serie A, o un cantante, o altro. Già, ma questi usano i deodoranti, gli zingari invece, di base, sporcano pure tutto intorno al loro insediamento. In effetti, casi così non mancano. Ne sono stato testimone io stesso a Russi in veste di assessore, richiamato da residenti della zona artigianale in cui avevamo concesso la sosta ad alcune roulotte.
Ma i luoghi comuni valgono sempre?
Prima di dire sì, vedendo anche l’arrivo in redazione di comunicati dettagliati, con tanto di foto ‘rapite’ a distanza nel cortile di una parrocchia cittadina, abbiamo pensato di verificare sul posto e direttamente con il parroco come stanno le cose. Qualche mese fa don Luca Ravaglia è succeduto a don Massimo Goni in San Savino, con residenza nella canonica della chiesa della Madonna del Paradiso. Alla richiesta di aiuto da parte della associazione Papa Giovanni XXIII per una famiglia Rom, a settembre egli ha ritenuto di aprire le porte della parrocchia. Prima ha fatto parcheggiare un pulmino, poi ha procurato un paio di roulotte usate e le ha fatte parcheggiare in un angolo del cortile adiacente il campo da calcio.Michele, 22 anni, era arrivato l’estate scorsa con la moglie Samira (24enne) e due figli per occuparsi della sua anziana madre cui era stata amputata una gamba. Al di là dell’Appennino ha lasciato un camper vecchio, da demolizione, e si è ritrovato in Romagna senza un tetto. E a fine estate può andare ancora bene dormire all’aperto,magari con un po’ di cartone. Poi arriva la stagione fredda e…
Don Luca da dove vengono questi suoi ospiti?
Sono una giovane famiglia Rom arrivata dalla Toscana, con due bambini, poi c’è la mamma di lui, anziana e senza una gamba.
Di cosa vivono?
Li ospitiamo e manteniamo come parrocchia, grazie a donazioni di privati, aiuti della Caritas e dell’associazione Papa Giovanni XXIII. Per il mangiare li invitiamo anche ai pranzi comunitari, quali la cena del povero in programma ogni venerdì. Ma aiutiamo loro, come decine di altre famiglie, straniere e italiane che bussano alla nostra porta. E non è che siamo particolarmente ricchi, semplicemente siamo riusciti a dar vita a una rete di solidarietà. Quel che deve fare una parrocchia per il prossimo Esattamente. C’è bisogno di una sedia a rotelle, chiediamo all’Unitalsi, c’è bisogno di accompagnare qualcuno all’ospedale, lo troviamo, … di fronte ai vari bisogni si è creata una rete di amicizia e solidarietà.
Invece i vostri ospiti?
Ricambiano rendendosi utili in tanti modi. Spazzano la chiesa e il cortile, oppure falciano l’erba del campo da calcio. C’è invece chi segnala che da quando ci sono questi ospiti c’è sporco attorno alla parrocchia e diversi parrocchiani hanno paura, addirittura non manderebbero più i ragazzi a catechismo ……
Una gran balla la sporcizia. Sarebbe meglio si preoccupassero di chi lascia mozziconi di sigarette o bottiglie di birra vuote ovunque. Sotto il portico, nei vasi e tutt’intorno. Questa sì che è sporcizia. Per me, invece, con questa presenza in parrocchia sono divenuti palpabili l’affetto, la stima e l’aiuto reciproco. A chi critica direi ‘Venga a messa la domenica’. Alla sera del Giovedì Santo, Michele era uno di quelli cui don Roberto Brunato, assieme ad altri parrocchiani, ha lavato i piedi. Anche l’inserimento scolastico della figlia più grande, a S.Umiltà, mi sembra un bel segno. La bambina va all’asilo molto volentieri. Anche i suoi genitori hanno desiderio di apprendere, per questo ogni mercoledì c’è una professoressa in pensione che per un’ora e oltre s’impegna a insegnare loro l’italiano. Samira e Michele stanno imparando dalle aste, come due scolaretti delle elementari.
Sono di origini bosniache, ma solo la nonna viene di là per davvero; la giovane coppia e i due figli sono nati in Italia e non sono mai espatriati. Ma per lo Stato italiano sono cittadini bosniaci, clandestini, e rischiano continuamente l’espulsione. Ma per mandarli dove? Dove non sono mai stati? Non hanno documenti, quindi non possono lavorare, ma senza lavoro non possono nemmeno avere documenti. Un circolo vizioso che non aiuta.
Per ora un posto dove stare ce l’hanno?
Sì, all’ombra di alcuni alberi e con un telo sopra le roulotte per ripararli dal sole estivo. Per ora sono integrati, anzi, sto pensando anche di portarli a un campo estivo, magari con i ragazzi delle superiori.
So che martedì fate festa con loro?
Il 6 maggio è festa grande per i Rom della ex Yugoslavia. Festeggiano San Giorgio e per tradizione mangiano l’agnello al forno. Mi hanno invitato e io farò festa con loro e altri parrocchiani. Magari non ricordano più le ragioni di questa festa, ma la tradizione e lo spirito religioso li rispettano. Non abbiamo la pretesa di aver convinto tutti con queste righe. Ma ci sentiamo di suggerire, a chi pensa di saperne abbastanza, di andare almeno a confrontarsi con don Luca come abbiamo fatto noi. Se c’è una cosa che non gli manca è la disponibilità a render ragione del suo operato e di quello dei suoi collaboratori.


a cura di Giulio Donati
pubblicata ne “Il Piccolo” settimanale di Faenza

Gurgevdan (festa di S.Giorgio)
Gurgevdan (pronuncia: Giurgevdan), è la più importante celebrazione religiosa dei Rom dei Balcani. Una festa di serenità e allegria, per sviluppare relazioni di comunità, così importanti in queste popolazioni. La purificazione, gli auguri, i vestiti nuovi, il pranzo e la musica sono ripresi da una cultura contadina come auspicio per l’arrivo della primavera: viene a morire l’inverno e la primavera dà inizio a un nuovo ciclo vitale, le tenebre vengono sostituite dalla luce, cessa il sonno della natura, che si risveglia nella sua nuova esistenza. E allora ci si purifica e si festeggia la nuova vita.
Le donne, all’alba, si lavano con acqua di sorgente passandosi erba e uovo sul corpo per tenere lontane le malattie. Tornate al campo preparano la festa. Tutti indossano abiti nuovi e le donne quelli tradizionali. Gli auguri e la preparazione del pranzo occupano tutta la mattinata. Il pranzo è a base di agnello, ma non si inizia a mangiare se non c’è almeno un ospite. Dopo il pranzo si canta e si balla fino alla mattina dopo e la notte è illuminata da falò e fuochi d’artificio.

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