venerdì 17 aprile 2015

UNA CITTA' AL MATTINO

E' che in fondo mi piace svegliarmi presto al mattino, perché è tutto più fresco e lucido e chiaro. Del resto anche oggi avrei potuto dormire di più, ma niente. A volte non mi va proprio di riposarmi: ed eccomi sul balcone a guardare il sole appena alto nel cielo. E' un disco sfocato e mentre si solleva spero che illumini presto questa giornata e la renda calda, perché – diciamolo- alla fine dell'inverno siamo tutti un po' più stanchi e alla lunga l'inverno rompe.


Mi piace tutto di questa piccola adorabile città, che adesso osservo dal mio balconcino di casa mentre il sole si solleva alto e via discorrendo. Me lo sarò detto mille volte che me ne sono innamorato subito, ma ancora non mi stanco di ripeterlo. Un vero colpo di fulmine. E devo considerarmi fortunato perché dalla posizione in cui mi trovo posso guardarla bene. Con calma, senza fretta.
Lo dicono in tanti che è bella; molti lo urlano con fredda oggettività. Sono i soliti poveri animali da circo dell'amore, che vivono dentro il bar per ammazzare il tempo. Loro direbbero che è una figata di città, ma che spreco, che banalità. Come si fa presto a rovinare la bellezza. Non che io conosca tutto in quanto a sentimenti, non sono così presuntuoso, ma una cosa la so bene: la bellezza non basta a giustificare il terremoto che si è scatenato dentro di me...
Ogni tanto mi fermo con me stesso e non posso fare a meno di chiedermi: perché me ne sono innamorato? Perché proprio io? Perché proprio lei?

Per come mi ha guardato. Mi ha guardato dritto negli occhi, in un modo che solo lei. Come nessuna prima mai. Come se la potenza di un solo sguardo mi avesse preso anche per mano, tirandomi a se con un misto di forza e di premura. Poi con quella stessa luce mi avesse regalato un abbraccio, così pieno e totale da dirmi “ecco, questa sono io, voglio farmi conoscere da te e questa è la mia anima che imparerai a conoscere col tempo. Sguardo-presa per mano-abbraccio si sono trasformati quasi subito: entrare negli occhi, scambiarsi parole sempre più vere, pelli che si sfiorano, odori che si attraggono.

E adesso sono un errabondo curioso in questa città, così intrigante nel suo nitore. La osservo da tempo ormai, da lontano e da vicino; e ho sempre più voglia di scoprirla perché a volte mi sembra infinita, piena di storie da raccontare, nuove percezioni da narrare, nuovi odori nelle sue case, nelle sue strade, nelle sue piazze e nei suoi campanili. Mi piace attraversarla lentamente perché ogni volta mi sembra di viaggiare in un posto diverso, sempre più familiare, ma diverso. Giorno e notte. Autunno e inverno. Che bello che adesso arriva anche la primavera: occhi-parole-odori-pelle sono diventati vita, un'esplosione di narrazioni, emozioni, sensazioni. E' bastato così poco ad accendere quella fiammella. Poi sempre più fuoco e vita in questa città così carina che mi ha fatto innamorare sul serio, tanto che ho iniziato a chiamarla col suo nome vero. A lungo ho cercato di nascondermi dietro le sue mura esterne che la proteggono, fino a quando non è stato impossibile non ammettere il suo nome. Sussurrarlo piano inizialmente, per poi scriverlo su carta, in piccoli foglietti sgualciti da nascondere sotto le pietre o in mezzo a libri che non leggerà mai nessuno; a mano a mano che veniva fuori il coraggio ho imparato a dirlo bene il suo nome... e adesso mi piace tanto chiamarti così e dirlo a memoria mentre…

non si capisce bene dove inizi te

non s'intende bene dove finisco io

perché ci siamo scambiati il cuore ormai

e c'è un'ombra sola che si stende sulle nostre anime

sei una città che è donna fino in fondo

sei una città che è amore profondo



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